Non ti azzardare

Non ti azzardare

 

Un dilemma morale il mio. Farlo o non farlo? Non ci sono poi altre alternative. Non è una cosa che puoi fare a metà o a un quarto. È un po’ come quando compili un modulo di qualsiasi genere con i tuoi dati anagrafici. Arrivi alla crocetta da sbarrare in cui ti si chiede: maschio o femmina? Non hai altre alternative. Anche se forse non ho scelto proprio l’esempio migliore, poiché anche in quel caso ci sarebbe un attimino da discutere. Non nel mio caso, intesi? MASCHIO. Lo scrivo maiuscolo così vi entra bene in testa. Magari lo ripeto tre volte.
Una volta mia nonna mi disse che se ripeti una cosa tre volte con convinzione assoluta, quella cosa si avvererà per forza. Maschio, maschio, maschio. Anche in questo caso forse ho scelto l’esempio sbagliato. In realtà sono troppo confuso in questo momento per scrivere qualcosa di sensato. Sono di fronte a un bivio. Due strade sterrate, piene di sassolini e di arbusti, che sembrano portare in luoghi ancor più insidiosi. Mi viene in mente il proverbio “Tutte le strade portano a Roma”, ma sarà vero nel mio caso? Immagino valesse solo per Roma e tra l’altro solo ai tempi dell’Impero Romano. Chissà lì come si comportavano gli atleti quando erano costretti a compiere scelte di questo genere…Sicuramente non come me. Nessuno si farebbe così tanti scrupoli. Conosco tanti altri miei colleghi che lo hanno fatto e che non hanno avuto il minimo rimorso. Però che peccato! Non è giusto. Il pubblico non merita questo. No, no. Non lo merita affatto. È grazie a lui che sono giunto sin qui. È solo merito suo se ho conseguito determinati risultati. Ok, parte del merito è anche mia, ma ciò non significa che la gente non abbia inciso in maniera considerevole. Maledetto sponsor e maledetto il giorno in cui ho firmato quel contratto. All’epoca sembrava perfetto. Sembravano un mucchio di soldi per un ragazzo di diciotto anni, ma poi? Chi avrebbe immaginato che sarei arrivato fino a questo punto? Sì, i miei genitori. Ma loro non contano. Sono tutti uguali i genitori. Vedono sempre delle qualità speciali nei propri figli. Solo che in questo caso ci hanno azzeccato in pieno. Se escludiamo loro, nessuno avrebbe scommesso un solo euro sul mio successo. Non ero così bravo prima. Ho lavorato sodo per arrivarci. Un po’ come nel film di Rocky Balboa, ve lo ricordate? Ricordate quando doveva battere quel russo? Nessuno avrebbe scommesso su di lui, eppure…D’accordo, quello è solo un film, però certe cose accadono davvero. Non sempre vince il favorito. A volte è questione di fortuna, a volte manca proprio la fiducia. Io non ne avevo. Non ne avevo mai avuta in tutta la mia vita. Ecco perché devo ringraziare il pubblico. Ecco perché non posso tradirlo. Però gli ALTRI (sì scrivo anche questi in maiuscolo, perché sono loro che dettano le leggi) non vogliono che io ragioni solo con la mia testa o col mio cuore. LORO hanno allestito su un bel business su queste cose e farli arrabbiare potrebbe avere l’effetto distruttivo di uno tsunami. Ecco perché a volte bisogna andare con i piedi di piombo. Il problema è che quel piombo potrebbe persino trasformarsi in cemento, quindi niente sgarri. Rigare dritto. Non è solo una questione di soldi, anche se un po’ lo è. Cioè, cerco di essere più preciso. I soldi servono sempre e il mio sponsor si prende quasi tutto ciò che guadagno. Colpa del mio contratto. Altri tre anni di sofferenza e poi scade. Quindi QUESTI QUI sono in grado di sopperire alle poche attenzioni che il mio sponsor ha nei miei riguardi. I soldi messi a disposizione sono davvero tanti e io, una sera, ho accettato. Nessun ragionamento. Ho detto solo sì. In fondo sembrava una cosa abbastanza semplice, no? Io faccio una cosa per LORO e intasco un mucchio di quattrini. LORO ne intascano dieci volte tanto. Tutti felici e contenti! Non è proprio così. I soldi non sono tutto nella vita. Altro proverbio che ho sentito spesso nel corso della mia esistenza. Non avevo calcolato tutto. Non avevo fatto i conti con la mia coscienza. E ora che sento il pubblico che grida tra gli spalti non riesco a ignorarla. È forte e cerca di convincermi. È come il canto delle sirene. Chissà l’equipaggio di Ulisse come si è sentito quando quelle voci si sono insinuate nelle loro teste.
Quindi che fare?
Qualcuno ora sta bussando alla porta del mio spogliatoio. Sono LORO! Vogliono accertarsi che io esegua alla lettera il loro piano. Vogliono accertarsi che io oggi perda. Non deve sembrare fatto apposta. Così intascano i soldi di tante, tante scommesse e io mi becco una parte di questi soldi. Ah, il “vil danaro”!
Apro la porta. Di fronte a me due omoni ben vestiti, seri come se intorno a me si stesse svolgendo un rito funebre. Forse si stanno preparando al mio funerale. Entrano dentro e chiudono la porta alle loro spalle. Chissà se qualche altro mio collega ha mai provato a contraddire questi tizi. Chissà se io troverò il coraggio. «È tutto pronto e le puntate sono state piazzate. Come previsto, quasi tutti hanno scommesso su di te» mi fa il più minaccioso dei due. «Mi auguro sia tutto in regola con ciò che ti abbiamo proposto…»
Tutto in regola. Rispettare le regole. Ma quali regole? Quelle scritte? Non c’è molto da fidarsi di quelle. Cambiano sempre e variano in base agli interessi. Le rispetta solo chi non può, ma questo è un altro discorso. Ci sono anche regole non scritte. Le LORO sono decisamente soggettive. E poi esistono le regole dettate dal cuore. Quelle sono normalmente le più interessanti da seguire. È la via giusta, ma i danni collaterali sono certamente imprevedibili.
«Potrei aver cambiato idea» esordisco timido. Il cuore a mille. Che poi anche questo è solo un modo di dire. Già i trecento battiti sono una soglia praticamente impensabile. Chissà poi se è proprio questo il ragionamento da fare.
«Non credo che tu abbia capito la gravità della situazione» continua lui, molto più arrabbiato di prima. «Hai tre secondi per decidere perché noi non abbiamo tempo da perdere. Accetti la nostra proposta?»
Quasi un segno del destino. Fuori sento il pubblico inneggiare il mio nome. Non posso tradirlo. Giocherò al massimo e farò perdere a QUEI BASTARDI tutti i loro soldi. Poi ne pagherò le conseguenze.
«No!» la mia risposta secca.
Non so come, ma l’altro riesce a far comparire dal nulla una mazza da baseball. Un istante dopo sono a terra e la gamba destra fa male da impazzire. È rotta. Ne sono certo.
«Non ti far più vedere in giro!» dice quello più grosso uscendo dallo spogliatoio e chiudendo la porta alle spalle.
Sono ancora vivo e LORO non hanno perso i loro soldi. Un buon compromesso, no? Ah, se solo non avessi avuto una coscienza alla nascita! Spero almeno di aver fatto la scelta giusta e che il pubblico apprezzerà il mio sacrificio. Ah già. Non posso mica raccontare tutta questa faccenda. Chi con LORO bara e viene scoperto, poi finisce i suoi giorni in una bara. Interessante come la nostra lingua possa trovare nella stessa parola due significati diversi, ma così connessi tra loro. Un po’ come la nostra morale, spesso in conflitto tra due decisioni strettamente connesse. Beh, come al solito divago e non so perché io stia scrivendo questa sciocca storia, visto che non potrò pubblicarla.
Magari un giorno…

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Non ti azzardare di Claudio Boccuni è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.