Lo specchio dell’anima

Lo specchio dell'anima

 

La scintillante armatura di Sir Abel perse tutta la sua lucentezza quando la grotta iniziò a inghiottire lui e il suo manipolo di uomini nell’oscurità dei suoi anfratti. Ogni passo verso la loro meta li allontanava dal calore dei raggi solari, metafora di un mondo conosciuto e, per questo, rassicurante. La grotta rappresentava un passaggio diretto e misterioso dalla realtà alla leggenda. Le storie narrate da bardi o menestrelli sembravano semplici ombre di passaggio nel tepore di una locanda o nel viavai di una piazza, ma in quella caverna potevano trovare fondamento e trasformarsi da fumo inconsistente a mortale manifestazione di solidità e veridicità. Sir Abel si era sempre dimostrato il più coraggioso dei soldati su ogni campo di battaglia. Un cuore impavido, capace di ribaltare a suo favore anche la situazione più complicata.
Per questo lasciava che le sue truppe lo seguissero, andando lui stesso in avanscoperta, sprezzante del pericolo. Ben presto fu necessario accendere alcune torce, poiché alla luce solare non era più permesso entrare in quelle profondità. Ombre contorte e sproporzionate iniziarono a danzare sulle pareti, seguendo il flebile tempo dettato da qualche folata di vento gelido. L’armatura bronzea di Sir Abel riprese a scintillare, seguita da quelle dei suoi commilitoni. L’elmo poggiato sulla sua testa non lasciava intravedere molto del suo volto, fatta eccezione per i suoi grandi occhi azzurri. Sguardo intenso, il suo, intento a ispezionare la grotta, coadiuvato dal suo udito, costantemente in allerta nella ricerca di rumori sospetti. Percorse una decina di metri e poi fu costretto a fermarsi. Le pareti della grotta convergevano in un vicolo cieco. O almeno così poteva sembrare a uno sguardo poco attento. Ispezionando meglio l’ambiente Sir Abel riuscì a trovare un piccolo varco, nascosto dietro a un masso, grande abbastanza perché un uomo di media corporatura potesse passarci. Chiunque fosse stato quell’uomo, avrebbe però dovuto rinunciare all’armatura poiché, altrimenti, l’ingombro sarebbe stato eccessivo. Sir Abel guardò negli occhi i suoi uomini. Non si aspettava risposta emotiva diversa dalla paura e i suoi sospetti trovarono subito conferma in tremori e sguardi pensierosi. Poggiò entrambe le mani sul suo elmo e lo tirò via, svelando un volto pallido incorniciato da lunghi capelli biondi. Posò l’elmo sul masso più vicino e iniziò a sfilarsi i guanti. Due dei suoi uomini accorsero subito per aiutarlo, ma nessuno ebbe il coraggio o l’ardire di pronunciare una singola parola. Un minuto dopo Sir Abel era privo della sua corazza, comodamente vestito da una calzamaglia grigia e una maglia di lana nera attraverso la quale il freddo della grotta iniziava a farsi strada, causando un leggero tremore sul petto. Senza esitare si inginocchiò e portò il capo all’interno della stretta apertura. Il pugnale, fido compagno nei più sanguinosi scontri corpo a corpo, era agganciato alla sua cintura. Nella mano destra stringeva la torcia che serviva a far luce, mentre con la sinistra cercava di tenere l’equilibrio sul terreno irregolare dell’angusto anfratto. Una brezza gelida smuoveva i bordi irregolari della fiamma e rallentava la circolazione sanguigna sul volto di Sir Abel, più pallido del normale in quella circostanza. Proseguì all’interno del cunicolo per un tempo imprecisato, ma abbastanza lungo per rendersi conto di essere rimasto completamente isolato dal suo convoglio di uomini. Un atto imprudente, ma conosceva personalmente ognuno dei suoi sottoposti. Era stato nelle loro abitazioni, aveva mangiato con le loro famiglie e aveva giocato con i loro figli. Non voleva che succedesse loro qualcosa. Rappresentavano la sua scorta e non il suo esercito privato. Erano amici che non voleva coinvolgere nella sua bramosa ricerca della verità. In un certo senso era contento d’aver trovato il modo di separarsi dai suoi compagni. Non avrebbe avuto altri pensieri. Solo lui e una delle più antiche e spaventose leggende della sua regione.
Strisciò lungo il cunicolo per oltre trecento metri prima di raggiungere l’uscita. La temperatura si era abbassata ulteriormente e il vento si era fatto più forte. Lentamente si rimise in piedi e scrutò il nuovo ambiente. Uno spazio ampio e circolare si apriva davanti ai suoi occhi. Il soffitto era alto circa dieci metri ed era frastagliato di stalattiti. Disomogenee erano anche le stalagmiti che spuntavano dal pavimento e che in alcuni casi andavano a congiungersi con le prime provenienti dall’alto, formando delle imperiose colonne calcaree. Uno strano sibilo proveniva dal centro di quell’apertura. Folate di vento regolari raggiungevano il volto di Sir Abel e la causa fu presto svelata dal raggio luminoso della torcia. Squame simili a roccia incandescente formavano una parete alta due metri e larga almeno dodici dal bordo irregolare. Presentava rientranze, sporgenze e cavità che fecero tremare Sir Abel non più dal freddo, ma dal terrore. La leggenda stava assumendo connotati sempre più reali. Una linea sottile richiamava una mezza luna sporgente, mentre da una cavità posta più in basso fuoriusciva la gelida brezza avvertita fino a quel momento. Dinanzi a sé aveva la gigantesca testa di un drago dormiente.
Era impossibile stabilire quanto fosse grande il resto del corpo, ma sicuramente le dimensioni della grotta da lui inizialmente stimate erano inferiori a quelle reali. Un pericolo tangibile e imperioso. La creatura leggendaria era lì, davanti ai suoi occhi, fuoriuscita dall’oblio dei ricordi dell’umanità.
Sir Abel si avvicinò impaurito, ma al contempo incuriosito dallo spettacolo che gli si parava dinanzi. Con cautela accostò la mano sinistra alla creatura e con i polpastrelli sfiorò le sue squame. La pelle del drago era fredda, quasi gelata. Il suo respiro e quello di Sir Abel si bloccarono per alcuni secondi. Diverse squame si erano ritirate per lasciare spazio a una vitrea e umida sfera giallastra. Lo sguardo del mostro paralizzò Sir Abel. Davanti a lui si apriva il fiero portale di una saggezza millenaria e di una forma di intelligenza dispersa nell’oblio dallo scorrere del tempo. Un vortice di nuove sensazioni si impossessò dell’uomo, collegato alla bestia dagli invisibili fili delle loro anime. La fusione dei loro sguardi permise una sovrapposizione di pensieri e idee. Le loro coscienze si allinearono espandendo all’inverosimile la loro profondità adimensionale. Una creatura che tendeva verso l’infinito di due mondi dai quali traeva ogni esperienza e ogni goccia di sapere. Il potere illimitato del passato che si trasformava in presente e che già stava divenendo futuro. L’origine e la fine.
D’improvviso tutto cessò. L’occhio del drago si richiuse. La fiamma della torcia si spense. Le folate di vento si placarono.

Sir Abel uscì dallo stretto cunicolo, la torcia spenta e i vestiti sporchi di terra. Uno dei suoi soldati lo aiutò a rialzarsi, mentre altri gli porsero i pezzi della sua armatura. Un paio di minuti e la corazza era al suo posto, fatta eccezione per l’elmo, del quale decise di fare a meno. Nessuna parola fu pronunciata fino a quel momento, ma l’attesa non era destinata a durare.
«Ebbene…Cos’ha scoperto, mio sire?» domandò il vecchio Finn, il quale poteva essere considerato il braccio destro di Sir Abel sul campo di battaglia e in ogni situazione affine.
«Nulla mio caro Finn. Assolutamente niente!» rispose Sir Abel «Oltre quel passaggio ci sono solo rocce e terra. Devo ammettere che i nostri cantastorie hanno avuto una fervida immaginazione nel creare storie tanto raccapriccianti, quanto realistiche su creature mitologiche dotate di poteri immensi e pericolosi. È affascinante quello che può partorire la mente di un uomo per racimolare qualche moneta. Il mio unico dispiacere risiede nell’avervi portato sin qui, nella futile ricerca di un’illusione. Non vi è però alcun dubbio riguardo la bontà delle mie gesta e la sicurezza che ora voi possedete nei confronti della vostra incolumità. Il pericolo è lontano da queste grotte ed è per questo che ci è concesso di ritornare al mondo, con l’anima cucita sulla nostra pelle. Quest’avventura termina qui.»
Alcuni annuirono, altri mostrarono sguardi colmi d’incomprensione.
Ripercorsero i loro passi verso l’uscita, ma questa volta Sir Abel restò nelle retrovie del gruppo, poiché era l’incolumità della sua persona la maggiore preoccupazione dell’esercito e nessuno poteva avere certezza che all’uscita dalla grotta non vi fossero spiacevoli sorprese ad attenderli. Questo ben remoto pericolo non fu sufficiente a minare il morale delle truppe. La tensione causata dalla natura alquanto mistica della spedizione era scomparsa e aveva lasciato il posto a dei volti distesi e a frasi ricche d’ilarità. Alcuni soldati avevano persino deciso di togliersi l’elmetto, per godere dell’aria fresca che la grotta offriva.
«Lo avevo detto io. Tutte sciocchezze. Altro che draghi che sputano fuoco. Gli esseri umani sono i veri mostri!» esclamò il più robusto del gruppo.
«L’unico fuoco che voglio vedere è quello che cuocerà un bel leprotto appena cacciato!» sentenziò un altro scoppiando in una fragorosa risata.
«Devo ammettere che tutte quelle storie mi avevano messo una paura del diavolo e che tutta quest’ansia mi ha procurato un certo appetito.» commentò Finn lasciandosi contagiare dal buon umore che imperversava in quel momento.
La luce del sole accecò uno ad uno gli uomini di Sir Abel, ma alcuni secondi furono sufficienti per recuperare, almeno in parte, la vista e la conseguente percezione dell’ambiente esterno. Nessun nemico all’orizzonte. Solo un grande prato verde delimitato da un boschetto di querce.
Tutti aguzzarono la vista per cercare eventuali minacce in lontananza.
Nessuno prestò attenzione a Sir Abel mentre usciva dalla grotta, con i raggi del sole che illuminavano il suo volto. Nessuno notò quei scintillanti riflessi dorati nei suoi occhi, la cui forma non poteva destare alcun dubbio su quale fosse la natura dell’essere che aveva lasciato la caverna. Nessuno percepì l’anima del drago.

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Lo specchio dell’anima di Claudio Boccuni è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

6 Comments
  1. Ciao, eccomi a recensire questo racconto per lo scambio recensione del circolo di scrittura.
    Sono assolutamente colpita dal finale di questa storia, che mai mi sarei aspettata. La lettura scorre fluida, ma lascia dentro molte sensazioni: il freddo, il calore, la paura, la pace dell’oblio.
    Le descrizioni sono una meraviglia, ti trasportano nella storia e nemmeno ti rendi conto di stare leggendo; invece sembra proprio di vivere quell’avventura.
    Nessun refuso, nessuna imperfezione notata. Direi che è un lavoro impeccabile e molto emozionante, ti faccio i miei più sinceri complimenti. ^-^

    • Sono contento ti sia piaciuto. Come ho scritto nell’epub di Follie Metropolitane, dove a ogni racconto segue una breve considerazione, il refuso ci fu quando presentai il racconto per un concorso. Il nome cambiò da Abel ad Albert per poi tornare ad Abel.
      Un po’ mi è dispiaciuto non essere stato selezionato per la pubblicazione, ma almeno ho potuto proporla qui.

  2. Ciao! Eccomi a recensione grazie allo scambio del Circolo questo racconto.
    Devo ammetterlo anche se all’inizio la descrizione di Sir Abel mi aveva un po’ messo sul *oh ma guarda il solito coraggioso cavaliere biondo con gli occhi azzurri* devo dire che il finale mi è piaciuto moltissimo.
    hai scelto una mbientazione ben dettagliata, descitta in modo eccellente e tralasciando l’aspetto del protagonista, il resto mi ha incuriosito fin da subito.
    Un racconto fanstasy vecchio stampo, con un Cavaliere coraggio e un drago mitologico.
    Davvero un’idea favolosa e scritta in modo eccelso. Compliemnti

    • Il biondo e gli occhi azzurri facevano riferimento solo a una collocazione nordica della trama, piuttosto che a un ideale di bellezza e coraggio ^^
      In cuor mio credo di non esser portato per queste storie, ma “Lo specchio dell’anima” pare abbia convinto un po’ tutti coloro i quali lo hanno letto e di questo ne sono felice 🙂

  3. Finalmente sono riuscita a passare e leggere quest’altra tua storia!
    Una bellissima atmosfera fantasy, abilmente descritta e hai saputo dirigere perfettamente le aspettative del lettore ^^
    La descrizione della grotta è stupenda e anche come hai descritto fugacemente ma in modo efficace il drago è stato davvero ben studiato e fa davvero un bellissimo effetto 🙂
    Sei stato anche capace di immedesimare il lettore nell’attesa, la paura e la curiosità del protagonista mentre attraversa la grotta fino a trovare il drago 🙂
    Il finale è stato assolutamente a sorpresa, ben fatto e inaspettato ^^
    Mi piacciono molto le tue storie, è sempre un piacere leggerle 🙂

    • Ti ringrazio Alice, questo racconto fa parte di un mio periodo storico di scrittura in cui cercavo, a tutti i costi, il finale a effetto… forse continuo a farlo anche ora 🙂

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