Linee di pensiero 2 – La scommessa

Linee di Pensiero 2 - La scommessa

 

«Senti Giacomo così non si può andare avanti» mi disse il mio amico Paolo mentre ce ne stavamo seduti sul muretto che faceva da recinzione alla Chiesa.
«Beh, la strada è ancora chiusa per lavori al manto stradale» risposi io annuendo.
«No, non è quello che intendevo dire Giacomo. Concentrati. Abbiamo bisogno di qualcosa che ci faccia diventare ricchi. Dobbiamo far fruttare i nostri risparmi.»
«Magari, però mia madre è stata precisa a riguardo. I soldi non crescono sugli alberi, ha detto. Non possiamo farli fruttare.»
«Possiamo moltiplicarli, ma serve coraggio e determinazione. E soprattutto non dobbiamo farci scoprire da tua madre perché so come la pensa su certe cose. Non parliamo di mia moglie.»
Non avevo capito molto e aspettai che fosse lui a spiegarmi la situazione.
«Dobbiamo piazzare una scommessa. Qualcosa di sicuro che ci permetta di veder triplicare i nostri guadagni.»
«Una scommessa?» domandai io. In effetti mia madre aveva sempre detto che è sbagliato scommettere i propri soldi su un esito incerto.
«Ho sentito mio zio l’altro giorno parlare di una partita quasi impossibile da sbagliare. È il prossimo match in trasferta del Bologna. “Due con handicap”, ha detto. Anche se ci vuole molto fegato per certe cose.»
Annuii e pensai che un po’ di soldi in più mi avrebbero fatto comodo.
«Ci penso io Paolo. Tu dammi solo i tuoi soldi.»
«D’accordo. Eccoti i miei 20. Mio zio ha detto che il risultato è pagato sei volte la posta.»
«Ok, anche io metterò venti euro.»
«Ci vediamo tra mezz’ora qui.»
Mi allontanai percorrendo tre isolati. Entrai, quindi, nel negozio di Michele, il mio macellaio di fiducia.
«Ciao Giacomo. Qual buon vento ti porta?»
Riflettei un attimo, cercando di ricordare.
«Maestrale. In tv hanno detto che soffierà per i prossimi due giorni» risposi scrollando le spalle.
«Certo» fece lui soppesando le parole per la sua prossima domanda «Come posso esserti utile?»
«Mi serve del fegato. Molto fegato.»
«Molto bene. Un chilo è sufficiente?»
Domanda difficile. Paolo non era stato del tutto chiaro su questo punto.
«Facciamo due, tre chili per sicurezza.»
«Wow! Una vera e propria abbuffata di carne.»
«Veramente c’entra in qualche modo la frutta, ma non ho ben capito.»
«Già. Questo, cotto ai ferri, è una squisitezza.»
Una vera sfortuna! La ferramenta era chiusa per ferie, ma comunque Paolo non aveva parlato di come cucinarlo.
«Vuoi anche un po’ di bombette, Giacomo?»
«No grazie. È presto per i botti di Capodanno.»
Michele resta perplesso.
«Suppongo che dovrò farci l’abitudine con te. Non so mai cos’hai in testa.»
«Niente. Al massimo il cappuccio se piove.»
«Come non detto» fece Michele mettendo la carne sulla bilancia «Sono quasi tre chili. Trentacinque euro in tutto.»
Pagai e uscii dalla macelleria. Cinquanta passi prima di entrare in un edificio che conoscevo bene. Era lì che la mia bisnonna aveva passato i suoi ultimi anni. Dovevo completare il piano.

In ritardo riuscii a raggiungere Paolo davanti alla Chiesa.
«Ma questi chi sono?» domandò lui osservando i miei due accompagnatori.
«Lui è Alberto Giangianni» risposi indicando il vecchio alla mia sinistra intento a gustare un hot-dog gigantesco farcito di maionese «Ha perso la mano destra nel 1977, quando lavorava in falegnameria.»
«E lei?»
«Lei è Anna Maria Salvemini» risposi indicando la vecchia alla mia destra che proprio in quel momento aveva terminato di mangiare un gelato due gusti, pistacchio e cioccolato. «Ha completamente perso la vista dall’occhio sinistro nel 1998 a causa di un incidente d’auto.»
«E questo come può avere a che fare con la scommessa?»
«Due con handicap» risposi sorridendo porgendogli la busta del macellaio «E questo è il fegato che avevi chiesto.»

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