Alienato

 

Singolari fenomeni accadono nel corso dell’esistenza e spesso sono i collegamenti con essi che determinano lo spirito e il carattere di una persona. Stati di umore, decisioni e sentimenti sono indissolubilmente legati a un’esperienza fatta in precedenza la quale ha portato a un vero e proprio condizionamento dello stato mentale e comportamentale. Il signor Bardi confermava questa teoria e, come lui, anche molti altri miei pazienti ne erano un esempio lampante. Per ovvie ragioni Bardi Giovanni sarà un nome di comodo, ma a dispetto di molti altri miei colleghi che hanno deciso di cimentarsi nella scrittura, a me sembra fin troppo banale utilizzare un cognome comune per poter inquadrare il più vasto scenario possibile di individui. Molti preferiscono optare per un signor Bianchi o un signor Rossi, ma in verità credo che la storia abbia decisamente maggiore impatto scegliendo un cognome a caso, senza badar troppo al suo numero di occorrenze in territorio nazionale.
Giovanni Bardi era chiaramente affetto da disturbi psichici di vario genere, con annesse fobie alquanto ridicole. Ricordo che una volta mi confidò di aver paura dei peluche poiché il loro aspetto incuteva fin troppa fiducia agli occhi della gente e nulla vietava che la loro funzione non fosse solo ornamentale o ludica. Paranoie su paranoie riempivano l’ora di tempo che io trascorrevo con lui una volta a settimana, ma forse non tutte le sue storie erano solo frutto di una fervida immaginazione e perciò voglio raccontarvi quella che a prima vista può sembrare la più assurda, l’ultima che riuscì a pronunciare nel mio studio.
Quel giorno pioveva a dirotto. Il signor Bardi entrò nel mio studio con un impermeabile color ocra, completamente zuppo di acqua. Non aveva un volto sereno e di questo me ne rammaricai molto. Ero convinto di essere riuscito, nel corso della mia ultima seduta, a farlo ragionare riguardo alcune sue fantasie e a indirizzarlo lungo una linea di pensiero più assennata.
«Buonasera dottore» esordì lui, richiudendo la porta dietro di sé e andando a prendere posto nella poltrona riservata ai clienti.
«Buonasera Giovanni» risposi io cordialmente. «C’è qualcosa che ti turba?»
Lui inarcò le sopracciglia e prese un profondo respiro prima di rispondermi.
«Ebbene sì, dottore. Non posso fare altro che ringraziarla per i servigi che mi ha reso in questi ultimi due anni, ma il mio, all’epoca, fu un gravissimo errore. Non avrei mai dovuto varcare questa soglia.»
«Perché pensi questo?» gli chiesi incuriosito da questo suo cambio di atteggiamento.
«Perché avevo ragione» rispose con malcelato orgoglio. «Sebbene possa sembrare un po’ paranoico agli occhi di molti, le mie azioni e i miei comportamenti si basano su qualcosa di vero e spaventoso. Ne ho le prove, o meglio, presto ne entrerò in possesso.»
Cerai di interromperlo e di spiegargli il mio punto di vista prima che la sua psicosi potesse spingersi troppo oltre, tanto da non permettergli più di ritrovare un contatto diretto con la realtà.
«Temo che questo tuo comportamento sia dettato dalla tua patologia e non da un tuo reale e assennato ragionamento. Dovresti anzi fare maggiore attenzione in questo momento a non entrare in un tunnel buio e senza via d’uscita.»
Lui scosse la testa con vigore. Le sue mani stavano tremando e nei suoi occhi potevo veder brillare due luci scintillanti.
«No, dottore. Ho creduto di essere malato per tanto tempo, ma la realtà è un’altra. È il genere umano a essere totalmente cieco. Nessuno riesce a rendersi conto di quanto sia grave la situazione. Crede davvero che tutto sia frutto del caso? Crede davvero di aver potuto scegliere nella sua vita cosa fare e quando mettere in atto le sue decisioni?»
Il comportamento del signor Bardi era davvero preoccupante. Iniziai a temere per la mia incolumità fisica poiché difficilmente era prevedibile il comportamento di alcuni pazienti, una volta preda delle loro più fantasiose psicosi. Già in altre occasioni il mio cliente aveva accennato alla sua Teoria del Controllo. Nessuna possibilità di scelta, ma solo l’illusione di essa. E poi alcune losche macchinazioni a livelli più alti di quelli governativi che mettevano in pratica tale teoria rendendo la Terra un perfetto laboratorio per esperimenti di non meglio specificata natura.
«Io sono convinto di essere padrone delle mie scelte» risposi con convinzione. «E dovresti esserlo anche tu. Se sei venuto qui oggi da me è perché hai fatto una scelta consapevole che nessuno ti ha imposto. Se mi stai raccontando queste cose è perché sei stato tu a deciderlo. Puoi dubitare di questo?»
Lui parve confuso. Abbassò lo sguardo per un attimo, alla ricerca delle parole giuste per replicare al mio ragionamento. Non impiegò molto a trovarle.
«Esistono delle anomalie. Delle incongruenze che non sono state ancora risolte. Poiché se tutto fosse perfetto noi non avremmo più alcuna possibilità di salvezza. Loro sarebbero già qui.»
«Loro chi?» domandai, ma già conoscevo la risposta. Il signor Bardi era dannatamente e ostinatamente convinto che delle forme di vita extraterrestre fossero interessate a impadronirsi del pianeta Terra. In questo, per essere totalmente onesti, lui era molto convincente. Aveva studiato la materia nei minimi dettagli e io mi ero sempre fatto trovare impreparato sull’argomento.
«Gli alieni!» esclamò lui alzandosi dalla poltrona. «Sono già tra noi. Si trasformano in passanti quando io attraverso la strada, sono il mio monitor quando navigo su internet, sono le stelle quando dormo la notte. Siamo il loro obiettivo e al tempo stesso il loro più grande esperimento.»
Dovevo fermarlo prima che questa idea cancellasse due anni di faticosa terapia. Nel pieno della sua psicosi poteva aver dimenticato la vera causa dei suoi disturbi? Era stato necessario più di un anno, ma poi Bardi si era finalmente aperto e aveva deciso di raccontarmi le sue inenarrabili esperienze infantili. Un trauma causato dalla mente malata e perversa del padre che aveva affondato e irrimediabilmente inclinato la salute psichica del mio paziente. Non molte le probabilità per un recupero completo della persona, ma sicuramente avevo speranze riguardo l’esito finale della mia terapia.
«Giovanni, cerca di ragionare. Sappiamo entrambi la verità e io temo che tu, inconsciamente, stia cercando di sfuggire alla realtà dei fatti, perché reputi più semplice credere a una cospirazione aliena, piuttosto che accettare come ineluttabili le atrocità che hai subito in passato, quando eri piccolo.»
Lui alzò le mani per aria, stizzito dai miei ragionamenti, poi si voltò e si avviò verso la porta.
«La sua logica e le sue convinzioni non la porteranno molto lontano, caro dottore» continuò dandomi le spalle. «Si ricordi di tutto ciò che le ho detto perché forse un giorno anche lei si renderà conto della menzogna in cui stiamo vivendo. Loro sono già qui, in mezzo a noi. Tremi di paura quando un tizio sconosciuto la fermerà in mezzo alla strada per chiederle l’orario. Approfitterà della sua distrazione per leggerle la mente e scrutare i suoi più reconditi pensieri. Niente è lasciato al caso. Se lo ricordi dottore. Questo è il testamento che le lascio, poiché da oggi non avrà più modo di contattarmi. Arrivederci…o addio.»
Fu così che il signor Bardi uscì dal mio studio per non farvi mai più ritorno. Ovviamente informai i suoi parenti più prossimi dell’accaduto, senza però far riferimento ai temi toccati in quella seduta per non violare il segreto professionale. Scatenai il panico, ma questo non servì a nulla poiché da quel fatidico giorno nessuno ebbe più notizie del signor Bardi. Si dissolse nel nulla, lasciandomi nell’atroce dubbio di aver forse sbagliato approccio nei suoi confronti e instillando in me un fastidioso sospetto. Un’idea di fondo che tutt’oggi non riesco a scacciare in alcun modo dalla mia mente e che sembra accompagnarmi ovunque io decida di andare. Tutte quelle storie erano solo il frutto dell’immaginazione di una mente instabile? Quella vicenda mi aveva profondamente scosso e aveva minato completamente le basi su cui avevo costruito il mio credo di psicoterapeuta, oltre che di uomo. Riflettendo sulla questione compresi che gli strumenti a mia disposizione non avrebbero mai permesso una diversa gestione di quella situazione. In verità era una battaglia persa in partenza che comunque avevo deciso di affrontare. Una sconfitta che ha segnato tutta la mia carriera fino al giorno d’oggi. Devo comunque ammettere che in nessun altro caso si sono presentati elementi affini a quelli che caratterizzavano la psicosi del signor Bardi. Di questo ne sono in parte deluso, poiché, forse, se avessi avuto l’opportunità di seguire un paziente con le stesse psicosi sarei riuscito a rimediare a questo mio fallimento. E in parte sono sollevato dal non dovermi più confrontare in una sfida probabilmente più grande delle mie capacità.
Singolari fenomeni accadono nel corso dell’esistenza e spesso sono i collegamenti con essi che determinano lo spirito e il carattere di una persona. Non posso negarvi che tornando a casa, due settimane dopo quell’incontro, litigai con mia moglie perché aveva deciso di comprare a nostra figlia un piccolo e morbido peluche a forma di coniglio. E sarà indubbiamente un fattore suggestivo, ma tutt’oggi un brivido percorre la mia schiena quando qualcuno mi ferma per strada per chiedermi l’orario. Giurerei che tutti questi individui hanno un che di sospetto.

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Alienato di Claudio Boccuni è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.